Come si diventa un
vampiro? Il mezzo più comune e conosciuto è ovviamente l’essere morsi da un
altro vampiro sino a morire e rinascere dopo tre giorni come demone della
notte, ma non è l’unico modo. Ogni cultura ha le sue leggende al riguardo, una
di quelle più diffuse anche in Europa vuole che i suicidi o coloro che sono
morti prima del tempo o che si sono macchiati di crimini orrendi possano
tornare in vita come vampiri.
C’era un uomo che nell’ormai
lontano 1649 in un momento d’ira uccise il suo stesso figlio per poi essere
ucciso a sua volta da guardie armate. Due anni dopo quell’uomo si svegliò a
fianco di una tomba scoperchiata. Il suo delitto l’aveva maledetto: era
divenuto un vampiro.
Diversamente da altri
suoi simili odiava la sua condizione e cercò più volte di liberarsene fallendo
ogni volta: la morte, la vera morte, non voleva saperne di lui. Le cose
cambiarono un giorno del 1819 in cui si gettò nel Vesuvio e scomparve nella
lava ribollente. Dimenticava, però, che un vampiro non muore così facilmente ed
un giorno, quasi 200 anni dopo, il vampiro il cui vero nome si è perso ed ora è
noto solo come Sir Francis Varney fu ritrovato e ritornò alla sua parodia di
vita lasciando sul suo cammino una scia di sangue e morte.
#42
VAMPIRI E ALTRI MOSTRI
1.
La figura
appare improvvisamente quasi dal nulla: un uomo alto, dal naso aquilino e
lunghi capelli neri. Indossa un abito di foggia seicentesca con un corto mantello.
Non si cura dell’attenzione che attira, degli sguardi dei pochi passanti che si
scansano quasi istintivamente davanti a lui, quasi fossero consci che non è
solo un eccentrico, ma una creatura della notte, e prosegue dritto nel suo
cammino.
Sir Francis
Varney ha una meta questa notte: il rifugio di un potente arcivampiro dove
quasi certamente affronterà una difficile prova. Forse stanotte uno o più dei
suoi simili moriranno definitivamente e se è fortunato, tra questi potrebbe
esserci lui stesso.
Cos’è un
mostro? La domanda non ha una risposta semplice. Prendiamo l’uomo alto e dal
fisico sgraziato che sta percorrendo il Victoria Embarkment diretto verso
Westminster, se potessimo vedere il suo volto, coperto in questo momento dal
bavero del suo impermeabile e da un cappello a larghe tese calato sulla fronte,
vedremmo qualcosa di singolare: una testa grossa, la pelle grigiastra e sulla
fronte delle lunghe cicatrici simili a cuciture, come se qualcuno avesse aperto
il suo cranio e l’avesse poi richiuso dopo aver tolto… o messo qualcosa.
Nel vederlo
forse ci tornerebbero alla mente le immagini di vecchi film, di una creatura
quasi incapace di esprimersi se non a mugugni o grida ed un nome ci salirebbe
spontaneo alle labbra: Frankenstein. Perfino in quest’era di meraviglie in cui
gli dei camminano in mezzo agli uomini a fianco di gente nata con meravigliosi
poteri o che li ha acquisiti per un capriccio del destino, perfino in
quest’era, dicevamo, qualcuno faticherebbe ad accettare che la storia del dottor
Frankenstein e della sua creatura è vera.
Il che ci
riporta alla domanda iniziale: cos’è… o meglio… chi è un mostro? La creatura
che vorrebbe solo un posto tutto per sé in questo mondo o coloro che a vederlo
ne avrebbero paura e lo vorrebbero annientare solo perché diverso da loro?
La
creatura, che ha scelto per se il nome di Adam Dippel, si fa queste domande da
quando è nata ma ancora non ha trovato una risposta soddisfacente.
Stasera,
poi, la sua mente è lontana da questi pensieri: un misterioso istinto lo sta
portando verso… non lo sa ancora, ma lo scoprirà presto, lo sente.
Frank Drake
si rivolge ai suoi due vecchi compagni d’avventura appena giunti dagli Stati
Uniti:
-Non che non sia contento di vedervi anche se di solito
quando ci incontriamo tutti e tre scoppia sempre qualche guaio, ma mi chiedevo…
perché siete venuti qui in ospedale?-
-Facile.- risponde Hannibal King –Appena arrivato da Boston
ho provato a chiamarti ma non rispondevi al cellulare e così ho provato a casa
tua e la tua governante mi ha detto che eri in ospedale in coma.-
-La mia governante?- sul volto di Frank un’espressione
strana –Io non ho una governante… non da quando è partita per le Highlands per
una vacanza portando con sé mio figlio.-
-Ma allora…?- esclama Katherine Fraser
-Fatemi fare un controllo.- dice Frank preoccupato poi
prende il suo cellulare dalla giacca e scopre che… -È spento, maledizione, deve
essersi scaricato mentre ero nel regno di Incubo.-
-Prendi il mio.- gli dice il dottor Charles Seward.
Frank
compone rapidamente un numero e dopo una breve attesa sente una risposta e
parla:
-Edna, sono Mister Drake. Telefonavo per sapere come state
lei e il piccolo Quincy. Mi scuso se non mi sono fatto vivo ultimamente, ma
sono stato male… le darò i dettagli al suo ritorno… ah tra tre giorni…
capisco.-
Terminata
la conversazione Frank restituisce il telefono a Seward e si rivolge a Hannibal
King:
-Non c’è nessuno a casa mia in questo momento, Edna e Quincy
sono ancora nelle Highlands e lei non sapeva nemmeno che ero in ospedale. Che
mi sai dire della donna con cui hai parlato, King?-
-Beh… al momento non ci ho fatto molto caso…- risponde il
detective vampiro -… ma ora che mi ci fai pensare… era una voce molto giovane e
sembrava molto lontana e poi… aveva un accento di New York.-
-Vado a far controllare casa sua Frank, se mi dà il
permesso.- interviene l’Ispettore Chelm.
-Purché non mi roviniate la serratura.-
Mentre
Chelm se ne va, Blade si fa avanti e fa la domanda che aleggia nell’aria da un
po’:
-Qualcuno si è dato da fare per riunirci tutti qui… perché?-
-Questa sì che è davvero una bella domanda.- commenta Donna
Garth.
2.
Ha seguito
Simon Stroud fino ad uno dei più famosi ospedali di Londra ed ora lo vede
esitare come se non sapesse cosa fare, decisamente un comportamento strano. I
suoi sentimenti per Stroud sono quantomeno contradditori: sono stati nemici,
poi alleati e quindi di nuovo nemici, hanno oscillato tra il rispetto reciproco
e l’odio implacabile, perché dovrebbe importargli cosa gli accade? Eppure ha la
sensazione che ci sia qualcosa di veramente serio che non va in lui. Qualcosa
gli dice che dovrebbe aiutarlo.
Sta per
muovere un passo fuori dall’ombra quando un dolore improvviso gli attanaglia lo
stomaco costringendolo a piegarsi mentre una sensazione fin troppo familiare si
fa strada dentro di lui. No, urla dentro di sé, non adesso! Per favore: non
adesso, dopo tutto questo tempo.
Stringe i denti e lotta, ma dentro di
sé sa che perderà questa battaglia come è già accaduto in passato. Un velo
rosso cala sui suoi occhi mentre gli occhiali da sole con cui li aveva protetti
finora senza badare al fatto che era già buio cadono al suolo. Con incredibile
frenesia si strappa i vestiti di dosso rivelando una strana tuta scura e
bordata di rosso. La sua pelle bianca come il latte scintilla alla luce della
luna, la sua bocca, spalancata in un urlo silenzioso, mostra due file di canini
appuntiti. Sul suo volto è scomparsa ogni traccia di razionalità, c’è rimasto
solo un istinto primordiale: quello di nutrirsi.
Morbius, il Vampiro Vivente ha sete e
deve soddisfarla ad ogni costo.
La Regina dei Vampiri
riacquista forma umana proprio davanti all’imponente villa in stile vittoriano.
Esita... lei non possiede le tradizionali debolezze dei normali vampiri: può
camminare di giorno senza essere incenerita, non teme i simboli religiosi
l’aglio non la respinge, ma talvolta la misteriosa maledizione per cui un
vampiro non può entrare in una casa dove non è invitato ha funzionato anche con
lei, accadrà anche stavolta? Il cancello aperto sembra un invito implicito.
Lilith, figlia di
Vlad III di Valacchia della stirpe dei Dracula e di Zofia d’Ungheria della
stirpe degli Hunyadi, fa un passo avanti e poi un altro. Il suo nemico vuole
che lei entri? Perché?
Lilith non è vissuta
più di 550 anni senza essere cauta: sa che Frost le sta riservando spiacevoli
sorprese, ma non si aspettava certo che ad aprirle la porta fosse la figura
familiare di Carmilla Von Karnstein.
-Entra pure, mia signora.- la saluta la
vampira austriaca –Ti stavo aspettando.-
Lilith
è decisamente sorpresa.
Sei arrivata prima di me, dunque. Da
quanto?- chiede entrando nella villa. Nel suo sguardo l’ombra del sospetto.
-Da abbastanza tempo.- è l’enigmatica
risposta.
-Cosa vuoi dire? Dov’è Frost?-
-Meister Frost è impegnato:
sono io a fare gli onori di casa.-
Le
dita di Carmilla diventano enormi artigli che squarciano il petto di Lilith
strappandole un grido.
Contro
il parere dei medici Frank e Kate hanno firmato per uscire dall’ospedale e sono
appena fuori assieme ai loro amici ed a Victoria Bentley quando odono il lungo,
lacerante grido di donna.
La
loro reazione è automatica: corrono compatti verso il punto da cui è provenuto
il grido. L’ispettore Capo Chelm è già lì ed ha estratto la sua pistola
d’ordinanza, pronto a tutto. Ma qualcuno sta già sparando ed una voce con
accento americano urla:
-Cadi, maledetto, cadi!-
La
scena che si presenta ai loro occhi non è particolarmente insolita per quasi
tutti loro: c’è una ragazza a terra con indosso una divisa da infermiera e c’è
Simon Stroud che sta sparando senza apparente successo verso una figura che
sembra aver poco di umano e che Frank Drake, Blade e Hannibal King riconoscono
immediatamente:
-Morbius!- esclamano quasi all’unisono.
Diversamente
da loro, Michael Morbius non dà segno di aver riconosciuto i suoi antichi
compagni nell’effimera consorteria dei Figli della Mezzanotte. Nei suoi occhi
non c’è neanche una scintilla di comprensione o di intelligenza, solo puro
istinto… un istinto di morte.
Il
suo primo bersaglio è Hannibal King, forse perché nella sua follia percepisce
un’affinità con lui, e cerca di morderlo sul collo.
-Mi dispiace Mike…- dice, facendo una
buona imitazione di Bogart, Il vampiro riluttante -… ma dubito che troveresti
il mio sangue di tuo gusto.-
Usando
la sua forza sovrumana King respinge il vampiro vivente che non si dà per
vinto, finché non si trova imprigionato da anelli dorati troppo forti perfino
per lui.
-Gli anelli di Raggador lo terranno fermo
quanto basta.- dice Victoria Bentley. Chi avete detto che è?-
-Si chiama Morbius, Michael Morbius –
interviene Simon Stroud –Un tempo era un valente scienziato.-
-il dottor Morbius?- esclama Donna Garth
–Devo aver letto qualcosa su di lui. Non era un medico o qualcosa di simile che
aveva sviluppato una cura elettrochimica per la leucemia?-
-Sì.- spiega Frank .-La provò su se stesso
per guarire da una malattia del sangue che lo stava uccidendo. La cura funzionò
ma ebbe uno spiacevole effetto collaterale: Morbius divenne un vampiro, un
vampiro vivente. Tanti saluti alla sua cura.-[1]
-Ma avevo sentito che era stato curato…
che era tornato normale.- interviene Kate Fraser.
-Almeno due volte….- replica Stroud -… ma
nessuna in maniera definitiva, pare.-
Nel
frattempo gli occhi di Morbius hanno perso il lampo di follia ed i suoi
lineamenti si sono distesi e per la prima volta parla:
-Cosa… cosa è successo?- mormora smarrito,
poi si guarda intorno e vede la ragazza distesa a terra ed esclama –No… non di
nuovo… non di nuovo!-
3.
Lilith urla. L’ultima
volta che ha sentito un dolore simile è stato quando Quincy Harker le aveva
spaccato il cuore con un paletto di frassino oltre quarant’anni prima, ma quel
dolore era durato solo un attimo prima dell’oblio, questo invece sta invadendo
tutto il suo essere. Le pare di bruciare… dall’interno.
-Mi deludi, Signora dei Vampiri.- la voce
di Carmilla è sferzante –Pensavo sapessi sopportare il dolore meglio di così.
Tuo padre ti guarderebbe con disprezzo se fosse qui.-
Lilith
cade in ginocchio e solleva a fatica la testa fissando la sua
nemica il cui artiglio sta ridivenendo un mano normale.
-Tu…- sibila –Tu… non… sei…-
-Carmilla Von Karnstein?- la voce della
vampira stiriana è irridente –Lo sono più di quanto tu possa credere.
Un
velo nero sta per cadere sugli occhi della figlia di Dracula. Per un attimo le
sembra di vedere due Carmilla perfettamente identiche per abiti, posa e risata
insolente, poi non è più in grado di vedere e sentire nulla.
Adam
Dippel vede i due uomini fermi davanti alla villa vittoriana come se fossero indecisi
sul da farsi. Uno dei due veste come un damerino e l’altro sembra uscito da un
quadro del Seicento.
Il misterioso istinto
che è parte integrante del suo essere fa capire ad Adam chi o piuttosto cosa
sono: vampiri.
Con decisione va
verso di loro.
La stanza degli
interrogatori non ha nulla di particolare, il suo arredamento è ridotto al
minimo indispensabile: un tavolo disadorno ed alcune sedie. Nella sede del
Servizio di Polizia Metropolitana, universalmente noto semplicemente come
Scotland Yard, ce ne sono altre molto simili, ma solo in questa le pareti sono
così piene di simboli di praticamente ogni religione conosciuta. Michael
Morbius li osserva quasi con indifferenza.
Finalmente la porta
si apre ed entrano due uomini ed una donna.
-Ci scusi se l’abbiamo fatta aspettare,
dottor Morbius…- esordisce il più anziano dei tre.-… ma dovevamo controllare
alcune cose.-
-La ragazza è viva?- chiede, con voce
ansiosa Morbius.
-Parla di quella che ha aggredito?-
interviene l’uomo più giovane -Sì, per fortuna lo è… non certo grazie a lei.-
-Dio sia lodato.- esclama Morbius.
L’uomo
più anziano si siede e posa un registratore sul tavolo. Lo accende poi comincia
a parlare:
-Si dà atto che si procede
all’interrogatorio del Dottor Michael Morbius…- l’uomo recita i dati anagrafici
di Morbius poi prosegue -… accusato di … aggressione vampirica. Sono presenti
all’interrogatorio il sottoscritto Ispettore Capo George Chelm e l’Ispettore
Katherine Fraser della Squadra Speciale Antivampiro del Servizio di Polizia
Metropolitana e il dottor Charles Seward in rappresentanza del Coroner del
Distretto di Inner North London. Devo avvertirla, dottor Morbius, che lei ha
diritto all’assistenza di un avvocato.-
-Non mi serve un avvocato.- ribatte
Morbius –Sono colpevole.-
Segue
un attimo di silenzio, poi Chelm recita a Morbius quali sono i suoi diritti,
quindi il vampiro vivente riprende a parlare:
-Sono doppiamente colpevole perché sapevo
bene cosa stava per succedere, eppure non ho fatto nulla per impedirlo. Sapevo
che la mia maledizione stava tornando ma la sola cosa che ho fatto è stato
negare l’evidenza. Ero a Roma quando successe la prima volta: un momento di
dolore seguito dall’oblio. Ripresi i sensi che ero sdraiato accanto al mio
letto, in bocca ancora il sapore del sangue. Ignorai la cosa e mi gettai sul
letto dormendo fino al mattino. Dai telegiornali seppi che era stata trovata
una giovane donna completamente dissanguata. Se avessi avuto dubbi su quel che
era successo, il mio colorito pallido, la fotofobia sempre più forte ed i
canini appuntiti mi convinsero: ero tornato ad essere un vampiro. A questo
punto feci quello che so fare meglio: invece di affrontare le mie colpe,
scappai. Cominciai a girare per mezza Europa ed ogni volta dovevo affrontare le
mie sempre più frequenti crisi di vampirismo. Infine decisi di venire a
Londra.-
-Perché?- chiede Kate Fraser.
Morbius
si stringe nelle spalle.
-Perché no?- risponde –Era un luogo come
un altro e c’ero già stato altre volte. Speravo di potermi nascondere mentre
cercavo una cura per le mie crisi.-
-Mi parli di queste crisi.- interviene
Seward –Come funzionano?-
-In genere riesco a controllarmi: posso
nutrirmi di liquidi, il sangue di animali o anche carne cruda ma ogni tanto,
quando meno me lo aspetto, arriva la crisi e non posso più ragionare. In quei
momenti sono dominato da un unico istinto: bere sangue umano non importa a che
costo. In genere ricordo poco o niente di quei momenti.-
-Cosa pensa che dovremmo fare con lei?-
incalza Seward.
Di nuovo Morbius si
stringe nelle spalle.
-Non so.- risponde –Immagino che dovrei
essere processato... o rinchiuso in un istituto psichiatrico o dovunque non
possa far del male a qualcuno.-
-Lei pensa di essere pazzo, dottor
Morbius?- gli chiede Chelm.
Morbius
fa un mezzo sorriso mentre risponde:
-Pazzo? Non so… pericoloso? Senz’altro.-
4.
Ci
sono persone a cui non piace scoprire di avere dei limiti, che ci sono cose che
non possono fare. I vampiri, certi vampiri almeno, non sono diversi.
Sir
Francis Varney quasi ringhia per la frustrazione: è sicuro che quello è il
rifugio del suo nemico, ma non può entrarvi, è costretto a guardare la casa
dall’esterno. Deacon Frost non sarà mai così pazzo da invitarlo ad entrare.
Lord
Ruthven lo guarda e scuote la testa.
-Inutile, amico, mio.- gli dice –Non
possiamo farci niente.-
-E cosa proponi di fare?- ribatte Varney
–Restare qui finché Frost non esce?-
-Non ho idee migliori.- ammette Ruthven
–Dovrà pur farlo prima dell’alba. L’alternativa è andarcene.-
-Aspetta.-
Il
portone si apre e sulla porta si delinea l’alta figura di…
-Lilith!- esclama Varney.
Chelm
accende di nuovo il registratore e scandisce:
-Riprende l’interrogatorio di Michael
Morbius. Dunque, dottore, lei pensa di non essere responsabile dei suoi
crimini?-
-Dipende da cosa intende per
“responsabile”.- replica Morbius –Sono responsabile di essermi messo
volontariamente nella situazione che mi ha fatto diventare un vampiro. Non
immaginavo che sarebbe successo ma l’alternativa al mio esperimento era la
morte. Se avessi saputo allora quel che so ora, probabilmente avrei scelto di
lasciarmi morire.-
-Dottore…- Chelm esita come se non
trovasse le parole -… è la prima volta che mi capita un caso come il suo. In
genere i vampiri che io e la mia squadra incontriamo sono uccisi sul posto, ma
lei è un diverso tipo di vampiro: è un umano mutato. Temo che dovrò portarla
davanti ad un giudice per farla incriminare per aggressione e tentato omicidio.
Deciderà il magistrato se sottoporla a perizia psichiatrica.-
-Faccia pure.- replica Morbius con fare
rassegnato. Quel che accade nei due minuti successivi cambia di colpo ogni
prospettiva.
Fuori dalla sala
interrogatori, Frank Drake si è allontanato per recarsi nel corridoio a
prendere un bicchier d’acqua. Si è appena chinato a prendere il bicchiere pieno
dal distributore che ode una voce… una voce che pensava di non sentire mai più:
-Frank…-
Alza
di scatto gli occhi per trovarsi di fronte alla donna che ha amato più di ogni
altra nella sua vita, una donna sottrattagli da Dracula che l’aveva uccisa per
farne la propria sposa vampira.
-Rachel!- esclama.
È
proprio Rachel Van Helsing quella che avanza verso di lui. Dopo che il suo
cadavere era stato sottratto nel tragitto per l’obitorio da qualcuno che
sospettava essere Deacon Frost,[2] Frank aveva
immaginato che prima o poi l’avrebbe rivista ma perché è venuta proprio a
Scotland Yard? E non è sola: alle sue spalle delle figure mostruose, parodie di
esseri umani.
-Immagino che dovrei essere dispiaciuta
per quello che sta per accadere…- dice la vampira scoprendo i denti -… ma ad
essere sincera… non lo sono.-
E
si lancia su di lui.
5.
In
seguito i presenti avranno ricordi confusi riguardo all’effettivo svolgersi
degli eventi. Blade, ad esempio ricorderà di essersi affacciato in corridoio
attratto da un rumore ma non sarà in grado di ricordare quale.
Poco
importa, perché quel che Blade vede in questo momento è il suo alleato Frank
Drake tenuto sollevato per il collo da una vampira che ben conosce.
Non
esita: estrae uno dei coltelli che gli hanno dato il nome e balza in avanti.
-Muori!- urla.
Rachel
Van Helsing afferra Blade per il bavero del giubbotto e lo sbatte lontano senza
sforzo.
-Non mi sei mai piaciuto Blade.- dice -Ora
lasciami sistemare le cose con Frank. Di te si occuperanno i miei amici.-
I
suoi amici? Parla di quegli esseri che l’accompagnano? Se sono vampiri, hanno
perso ogni apparenza di umanità ed emettono solo brontolii e ringhi. Blade li
vede precipitarsi su di lui e teme di non potersela cavare.
L’Ispettore
Capo Chelm esce dalla sala interrogatori e vede arrivare quegli strani esseri
che sembrano ibridi tra umani e pipistrelli. Che cosa sono? Non ha tempo di
farsi domande, istintivamente spara e ne abbatte uno ma gli altri gli sono
addosso. Mani artigliate lo afferrano, lo sollevano e lo gettano contro lo
specchio a senso unico.
Michael
Morbius lo vede precipitare verso di lui e si alza di scatto in piedi. Sembra
proprio che il destino non voglia lasciarlo in pace.
Lilith Dracula esce dalla villa, alle sue spalle
c’è Carmilla Von Karnstein. Lord Ruthven fa un passo indietro.
-Mia Signora…- mormora.
Varney
tace. C’è qualcosa che non va, lo sente, ma cosa?
-Sono lieta che siate qui.- dice Lilith
avanzando ancora.
Varney
guarda verso Carmilla. Conosce il suo sguardo, lo sguardo del predatore che sta
per vibrare il colpo finale.
-Attento!- urla al suo compagno, ma è già
troppo tardi.
La
vampira apre gli occhi. Ha sognato oppure ha davvero sentito un urlo? Prova a
muoversi ma scopre di non poterlo fare. Si guarda intorno: è in una specie di
laboratorio. A una parete è incatenato il cadavere di una donna. Su degli
scaffali ci sono teste ed altre parte anatomiche. Ma dove si trova?
-Ben svegliata, Regina dei Vampiri.-
Volta
la testa verso chi ha parlato e vede il sorriso maligno di Deacon Frost che
continua:
-Sono felice che tu sia mia ospite…
Lilith.-
FINE
QUARANTADUESIMO EPISODIO
NOTE
DELL’AUTORE
Niente
da raccontare su quest’episodio che non sia già detto all’interno della storia.
Non mi resta, quindi, che invitarvi a leggere il prossimo episodio, in cui le
nostre trame raggiungeranno un punto di svolta ma, tanto per cambiare,
arriveranno altre complicazioni.
Non
mancate.
Carlo